RUE89, UN SITO DI INFORMAZIONE A TRE VOCI

Quattro ex giornalisti di Libération hanno lasciato il quotidiano per dar vita a un esperimento di contaminazione piena fra giornalismo professionale e intelligenza collettiva di esperti e internauti – Il progetto, partito il 6 maggio alle 18, nato ‘’dal desiderio di un piccolo gruppo di professionisti di partecipare al rinnovamento e alla ridefinizione del loro mestiereÂ’Â’
———-

(p. r.) – Si chiama Rue89 , con un riferimento simbolico chiarissimo allÂ’ anno e ai valori della rivoluzione francese – lÂ’ esperimento editoriale online di quattro ex giornalisti di Libération che tentano la strada di una forte contaminazione fra giornalismo professionale e intelligenza collettiva di esperti ed internauti.

Il programma di questo ‘’nuovo sito di informazione dell’ era digitale’’ (qui un video di présentazione ) è in bella evidenza sulla home page del sito: fare informazione a tre voci (L’ info à 3 voix, journalistes, experts, internautes)  Il sito è partito domenica pomeriggio alle 18 in punto, nel momento in cui sono cominciati a circolare i primi exit poll sulle presidenziali, ed è andato avanti tutta la notte, con i commenti e gli aggiornamenti politici, le notizie sugli scontri di piazza e una serie di interessanti servizi di interni ed esteri.

Il tutto con lÂ’ intervento continuo di centinaia di utenti, che dovrebbe costituire la cifra chiave di Rue89.

‘’Votre révolution de l’ info’’ promettono i creatori del sito e, ancora, ‘’La Rue è vostra! Siete voi i migliori testimoni della vostra attualità. Proponeteci i vostri articoli…’’, ecc.
 



Una parte della redazione

LÂ’ editoriale
‘’Rue89 nasce da una constatazione e da un desiderio’’, spiega Pierre Haski, ex corrispondente da Pechino e poi vicedirettore di Libération, che con altri tre colleghi ha fondato il sito, in un editoriale dal titolo ‘’Riprendere l’ iniziativa’’. 

In un contesto di crisi profonda della stampa, abbiamo risposto al desiderio di riprendere l’ iniziativa, di rifiutare la fatalità. La rivoluzione tecnologica, che mette in difficoltà i modelli tradizionali, apre, nello stesso tempo, dei boulevards di creatività di cui anche i giornalisti si devono impadronire. Ma, soprattutto, il rovesciamento tecnologico permette una rivoluzione dell’ informazione.
Questo progetto è nato inizialmente dal desiderio di un piccolo gruppo di professionisti di partecipare al rinnovamento e alla ridefinizione del loro mestiere. E questa evoluzione passa fra nuovi rapporti fra giornalisti e non-giornalisti. Ormai i giornalisti non hanno più il monopolio della parola, e questa è una ottima cosa.
La nostra ambizione – prosegue Haski – è aprire le porte e le finestre di questo nuovo media e di far entrare l’ aria fresca della società: esperti, testimoni, appassionati saranno chiamati a partecipare alla produzione dell’ informazione, alla sua decrittazione e alla discussione su di essa, in piena interazione con l’ equipe di giornalisti di Rue89. Essi faranno di questo sito un luogo di informazione e di scambio vivo e aperto, rispettando le regole deontologiche ed etiche che, su Internet come sugli altri media, restano essenziali. 
In un’ epoca in cui l’ informazione è onnipresente, disponibile gratuitamente attraverso innumerevoli canali, la sfida è di selezionare, gerarchizzare, andare al di là dei fatti e dell’ aria dei tempi. E’ l’ avventura alla quale vi invitiamo a partire da questo 6 maggio. Rue89 sarà ciò che voi ne farete,ciò che ne faremo insieme.

I fondatori
Insieme ad Haski, i fondatori di Rue89 sono Pascal Riché (ex corrispondente da Wasington e redattore capo di Libé, Laurent Mauriac (ex redattore capo aggiunto nel settore economia), Arnaud Aubron (ex redattore capo aggiunto) e Michel Lévy-Provençal (ingegnere multimediale). Insieme a loro lavorano una decina di giovani giornalisti professionisti.

  

Uno spazio fra i blog
Il modello economico sarà essenzialmente fodato sulla pubblicità, spiega Mauriac nei commenti ad un post sull’ Observatoire des médias (…..), non nascondendosi che si tratta comunque di una scommessa. ‘’Siamo convinti che il bisogno di informazione e di dibattito in Francia sia enorme; la campagna elettorale lo ha appena dimostrato. E che esso non sia pienamente soddisfatto, specialmente su Internet. E che quindi vi è uno spazio fra i blog, spesso appassionati ma dispersivi, e i media tradizionali, appesantiti dalle loro routine e dalla cultura dominante dei loro supporti d’ origine’’.